
E ORA SI APRA IL TEMPO DI UNA NUOVA NARRAZIONE
27/10/2022
Ritorno alla normalità
01/11/2022Metaverso, tante domande
Colpisce una pubblicità che in questi giorni viene trasmessa dai canali televisivi piú seguiti dal grande pubblico.
Ad essere pubblicizzato è il metaverso.
Colpisce aldilà del potere suggestivo che la parola stessa, « metaverso », porta in sè. Colpisce perché ad essere pubblicizzato non è qualche prodotto o qualche marchio, nulla è venduto.
Con quello spot viene pubblicizzato semplicemente il metaverso.
Colpisce e interroga.
Perché? Che senso ha quella pubblicità? Chi pubblicizza?
Si tratta di una nuova frontiera che si infrange e un mondo che si apre, o che si sta per aprire? O si tratta solo di una parola che affascina?

Perché? Che senso ha quella pubblicità? Chi pubblicizza?
Si tratta di una nuova frontiera che si infrange e un mondo che si apre, o che si sta per aprire? O si tratta solo di una parola che affascina?
In un asilo bambini di cinque anni, veniamo a saperlo da un articolo, vengono portati a familiarizzare con i primi dispositivi che avvicinano al metaverso.
Dunque si tratta solo di una parola che seduce, un termine particolarmente azzeccato, un gioco possibile per la nostra esperienza avida di divertimento, un dispositivo talvolta utile per alcuni scopi pratici? Oppure la tecnologia manipolando la scena percettiva, manipolando il virtuale, giunge a manipolare un elemento antropologico particolare, oltrepassa una soglia destinata ad alterare la psicologia umana e addirittura la natura umana?
È il metaverso un ulteriore passo del progresso che mostra nella tecnologia la potenza dell’uomo sulla realtà o piuttosto evidenzia l’inconsistenza dell’uomo sedotto dalla tecnologia e contemporaneamente assoggettato al potere tecnologico?
L’uomo con la tecnologia dispone e controlla il reale o almeno il suo ambiente, oppure piuttosto è disposto dalla tecnologia nel reale sotto il di essa controllo?
Il virtuale, il metaverso, è una semplice illusione dei nostri sensi come altre o forse è un’illusione che risponde a quel particolare profondo bisogno di immaginare un mondo nostro?
Forse dinnanzi ad un mondo devitalizzato come quello contemporaneo, nel mondo virtuale del metaverso viviamo la potente illusione di rinnovare il mondo, di ritrovare in quel metamondo la vitalità perduta? O forse piuttosto ci affascina proprio l’idea di un mondo tanto sterilizzato quanto proprio devitalizzato, per così dire, all’origine, dalla radice?
O, ancora, forse scopriamo con il virtuale e il metaverso sono l’illusione propria, intima, al nostro mondo reale?
Viviamo cioé nella pratica, attraverso questo dispiegamento del potere tecnico, i problemi filosofici classici altrimenti astratti?
Ma da un punto di vista psicologico come stanno le cose?
Questa immersione nel virtuale può influire sulle abitudini di vita? Sulle relazioni? Sulla vita sentimentale della persona e sui suoi processi di pensiero?
È già chiaro, é sotto gli occhi di tutti, che i dispositivi tecnologici, quelli già largamente usati, alterano la vita delle persone.
In verità è in un certo senso banale, ma proprio perché banale tende a sfuggire, che la tecnica accompagna l’uomo da quando è uomo ed il progresso tecnologico ha mutato parallelamente e progressivamente le condizioni di vita dell’uomo e con esse il modo d’essere dell’uomo, e addirittura tende a plasmare i fini dell’uomo.
Ma con il passaggio alle tecnologie che agiscono sempre più direttamente sull’esperienza dell’uomo, con questa particolare curvatura dell’uso tecnologico che manipola con via via maggiore approssimazione e immediatezza il vissuto personale, divertiti o per utili scopi che sia, ci esponiamo in un modo particolare ad un potere a sua volta particolare? Vi ci consegnamo via via, progressivamente, ignari, inermi e rassegnati o divertiti allo stesso tempo?
Molte domande quindi.
Il Comitato Nazionale Psicologi seguirà, porrà particolare attenzione all’umano rapporto con la tecnica e anche a questo particolare effetto tecnologico chiamato metaverso. Studieremo, direi, assieme a voi.
Tra possibilità che si aprono e problemi che si producono una certa prudenza comunque già con questo articolo la consiglierei. Sconsiglierei per esempio asili e scuole a introdurre bambini e ragazzi alla familiarità con il metaverso, a contribuire a far si che il « metaverso » divenga come fosse naturale,
come fosse una cosa naturale.
A proposito, che sia proprio questo, cioè proprio far si che divenga “ come fosse naturale ", il senso dello spot sul metaverso che sta circolando in televisione?
Finirà mica tutto, solo e ancora, nel solito grande mercato?
Andrea Lonza
Comitato nazionale psicologi EDSU