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Il bambino autentico
07/07/2023Infanzia e vecchiaia: aurora e tramonto della vita
L’infanzia e la vecchiaia sono due fasi della vita apparentemente opposte, ma a ben guardare non tanto estranee una all’altra: una l’inizio e l’altra la fine della manifestazione; una portatrice di risorse potenziali, l’altra di esperienza e dunque di compimento; una caratterizzata dall’innocenza di chi apre gli occhi alla vita e l’altra dalla saggezza di chi nella vita si è confrontato con ostacoli e difficoltà per poterne godere la bellezza; una che esprime la forza dell’Eros e l’altra che ha l’opportunità di accedere all’Agape.
Fra questi estremi scorre il Tempo che trascorriamo sulla terra e che purtroppo ci siamo abituati a considerare lineare, vale a dire proiettato esclusivamente in avanti o indietro, il che impedisce di sperimentare il valore della permanenza e rende impreparati a sostenere la complessità, sia soggettiva che oggettiva, insita nel fluire in questo processo cercando di mantenersi in armonia con esso e con l’attualità del proprio momento.
Le due età che di solito vediamo lontane e scollegate fra loro, come ci insegna Jung, possono essere considerate due principi organizzatori, che in realtà attraversano tutti gli altri archetipi in un movimento evolutivo interminabile, circolare, poiché nel mondo che conosciamo ogni ciclo inizia e si conclude per poi ricominciare su piani diversi.

Si tratta di un movimento della Coscienza derivante dalla legge dei cicli, la stessa che determina il susseguirsi delle ere, il cambio delle stagioni e l’alternanza del giorno alla notte e che, dunque, contribuisce a collocare l’essere umano nella Natura e a dare una certa continuità a quello che chiamiamo Vita.
Il bambino viene al mondo terreno e si incarna attraverso il mistero che chiamiamo Nascita, mentre l’anziano si prepara a tornare al mondo dello spirito, disincarnandosi, attraverso il mistero che chiamiamo Morte. È la stessa entità che compie il suo ciclo evolutivo, attraverso diverse fasi di sviluppo che misuriamo con lo scorrere del tempo.
Fa riflettere che nel corso della pandemia queste fasce di età siano state colpite in un modo del tutto particolare dai provvedimenti governativi: anzitutto sono state separate. All’inizio, ci è stato detto che l’eventuale contagio, raro nei bambini (dichiarazione OMS), non sarebbe stato pericoloso per loro, ma che essi avrebbero potuto contagiare i più anziani e dunque meglio tenerli lontani dai nonni. Successivamente, si sono adottate misure di distanziamento e obbligo di mascherine anche per i bambini, nonostante i possibili rischi dello sviluppo ad esse correlati: infatti, grazie agli studi di numerosi ricercatori, sappiamo che l’apprendimento non si limita alle nozioni apprese a scuola, ma avviene contemporaneamente sul piano cognitivo ed emotivo, è correlato anche allo sviluppo fisico ed è determinato in gran parte dalla relazione con gli altri, nella quale la mimica facciale svolge una funzione importante ed insostituibile quale fonte di imitazione, di riconoscimento delle emozioni e di conferma/disconferma del proprio comportamento.
Ma quello che appare un accanimento era già iniziato nel 2017, con il decreto Lorenzin poi divenuto legge, che obbliga i bambini ad un numero esorbitante di vaccini fin dai primi mesi di vita, nonostante alcuni siano decisamente superflui per un neonato, ad esempio quelli per il tetano e per l’epatite, come ormai comprovato da numerose pubblicazioni medico-scientifiche) e nonostante i molteplici effetti collaterali anche gravi (si confrontino al riguardo le statistiche che dimostrano l’aumento esponenziale di casi di autismo correlati alla somministrazione di vaccino, in Europa come negli Stati Uniti).
Allo stesso tempo, agli anziani residenti nelle RSA e a quelli ricoverati nelle strutture ospedaliere è stato impedito di ricevere le visite dei parenti, anche quando gli stessi risultavano negativi al tampone. Sono stati isolati dall’esterno e dai parenti per molti mesi, in una fase della vita in cui spesso la fragilità fa pesare la solitudine quasi quanto fa temere la morte. Potevano vedere solo gli operatori delle strutture che, condizionati dai “protocolli”, non erano certo in grado di dare loro lo stesso conforto che avrebbero avuto dalla presenza di un familiare e respirare la paura, l’incertezza e il senso di abbandono. Ai familiari le notizie venivano date con il contagocce, in molti casi con fastidio, come se la loro preoccupazione per i parenti fosse nient’altro che un ingiustificato ostacolo al normale svolgimento del lavoro dei sanitari. In un certo drammatico periodo sono stati riconsegnati ai familiari i loro cari, estinti, in un sacco nero, sigillato per “evitare il contagio”, senza poter nemmeno celebrarne il funerale.
Ma già da molto tempo ci si premura di vaccinare gli anziani contro l’influenza e si combatte la vecchiaia, come fosse una grave malattia. Basti pensare al sempre maggiore ricorso alla chirurgia estetica, al proliferare di prodotti cosmetici antietà, o alla moda che ci vuole sempre giovani e prestanti. Da tempo ormai, i vecchi sono considerati un peso sociale che grava sulle famiglie, molte delle quali impossibilitate a prendersene cura li ricoverano nelle strutture; nella nostra avanzatissima cultura occidentale gli anziani sono ritenuti inutili al punto che qualcuno ha anche suggerito di privarli del diritto di voto, attribuendolo invece ai sedicenni.
Anche ora, che per dichiarazione ufficiale dell’OMS la pandemia è superata da un po’, si ricomincia a parlare di bambini, ad esempio, a proposito della proposta di depenalizzare la pedofilia come preferenza sessuale, arrivando anche all’azzardo di definirla volontà del bambino di amare un adulto. Si parla sempre più frequentemente di maternità surrogata come di un diritto, di concepimento e gestazione artificiali, di educazione gender nelle scuole, di transizione di genere nei bambini e si nota una certa tendenza a sottrarre ai genitori la possibilità di far valere la propria autorevolezza riguardo a questo tipo di scelta.
Per gli anziani, invece, sempre più spesso compare il dibattito sul “diritto all’eutanasia” …!
Verrebbe spontaneo chiedersi se sia possibile che sia in atto un attacco diretto a queste due categorie di persone: bambini e anziani. E, nel caso, viene altrettanto spontaneo chiedersi perché.
Le risposte potrebbero essere molteplici, per esempio la denatalità sostenuta dall’agenda ‘20/’30, per ridurre il numero di inutili parassiti che inquinano la terra, tanto cara a molti esponenti dell’élite, o la necessità di sanare i conti previdenziali magari erogando un minor numero di pensioni, ove non fosse sufficiente l’aumento dell’età pensionabile.
Oppure, su un piano diverso, i bambini rappresentano il futuro e la prospettiva di sopravvivenza di una specie, mentre gli anziani rappresentano le sue radici, la memoria storica, la cui testimonianza rende reale ciò che è stato e lo trasforma in insegnamento per le generazioni successive.
Annichilendo queste due età, resta chi sta nel mezzo che attualmente può ancora essere considerato forza produttiva, almeno fino a quando sarà completamente sostituito dall’intelligenza artificiale, come sembra essere nelle intenzioni di un buon numero di governanti. Questa fascia di mezzo, opportunamente privata di prospettive future e separata dalle proprie radici e tradizioni, forzata da un egoismo amorale indotto, a pensare solo a sé stessa e a soddisfare unicamente i propri desideri che, superfluo ribadirlo, riguardano essenzialmente gli aspetti materiali, riprodurrebbe il meccanismo delle serie televisive di cui si possono saltare puntate senza perdere il filo. Esisterebbe solo in un eterno presente. Non la “presenza” di cui parlano tutte le tradizioni spirituali, ma una bolla senza consapevolezza. La vita ridotta a mero aspetto biologico fine a sé stesso, senza tempo, senza storia, vissuta da esseri umani privi di identità familiare e culturale e separati dal proprio Sé, dalla Natura e dal Sacro.
Fra infanzia e vecchiaia esiste un proficuo rapporto di complementarità di cui occorrerebbe tornare ad essere coscienti e di cui prenderci cura. Esse restituiscono all’intera umanità il senso del limite, della circolarità e della trasformazione, perché ci sono un Puer ed un Senexin ogni aspetto della vita e ne costituiscono il divenire, il processo evolutivo sottostante, di cui i bambini e gli anziani sono una manifestazione vivente.
Luisa Benedetti,
Comitato nazionale psicologi EDSU