Come fare del male sentendosi buoni: i meccanismi di disimpegno morale
05/12/2022
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È di poche ore fa la dichiarazione stampa che anticipa il pronunciamento preliminare della Corte Costituzionale a cui sono stati sottoposti una serie di quesiti sulla legittimità costituzionale di alcune delle norme, riguardanti l’obbligo vaccinale, emanate dai governi in questo periodo di pandemia.
Il Comitato nazionale psicologi per l’etica, la deontologia e le scienze umane, pur in attesa di poter ascoltare le motivazioni della Corte Costituzionale, che saranno rilasciate nei prossimi giorni, vuole effettuare una prima lettura di questa anticipazione, caratterizzata da frasi particolarmente aggrovigliate (doppie e anche triple negazioni all’interno della stessa frase, costruzione sintattica contorta), con l’intenzione di renderlo più comprensibile.
Il Comitato Nazionale Psicologi vuole inoltre effettuare delle considerazioni preliminari arricchendole di una comprensione psicologica, in particolare alla luce dei meccanismi di disimpegno morale, ovvero di quelle argomentazioni e giustificazioni che vengono utilizzate per nobilitare azioni francamente nocive o per allontanare da sé la responsabilità delle stesse.

Qui di seguito proponiamo una tabella per una prima “decodificazione” della sentenza della Corte Costituzionale. Nella prima colonna il testo della Corte, nella seconda una possibile parafrasi (che non intende interpretare ma solo rendere comprensibile in modo semplificato il senso), e nella terza colonna un accenno ai possibili meccanismi di disimpegno morale coinvolti (per maggiori informazioni su questo tema, si rimanda all’approfondimento sul sito Come fare del male sentendosi buoni: i meccanismi di disimpegno morale.).
Per quanto riguarda le persone che, secondo la definizione della corte, “non abbiano adempiuto all’obbligo vaccinale”, verranno indicate per brevità nella tabella con la sigla NV, pur nella consapevolezza che si tratta di un gruppo variegato di soggetti, che non hanno potuto o voluto effettuare, in tutto o in parte, le vaccinazioni richieste.
TESTO DELLA CORTE COSTITUZIONALE | IPOTESI DI PARAFRASI | MECCANISMI DI DISIMPEGNO MORALE |
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La corte ha ritenuto inammissibile, per ragioni processuali, la questione relativa alla impossibilità, per gli esercenti le professioni sanitarie che non abbiano adempiuto all’obbligo vaccinale, di svolgere l’attività lavorativa quando non implichi contatti interpersonali. |
Traduzione = Per ragioni processuali la corte non può ammettere alla discussione la seguente questione: se gli operatori sanitari NV possano o no svolgere l’attività lavorativa da remoto. In parole semplici = ci avete chiesto se è giusto impedire ai sanitari NV di lavorare anche da remoto: ebbene non possiamo rispondervi perché le regole processuali non ce lo consentono. |
Spostamento di responsabilità? |
Sono state ritenute invece non irragionevoli né sproporzionate le scelte del legislatore adottate in periodo pandemico sull’obbligo vaccinale del personale sanitario. |
Traduzione = la corte invece ritiene che le scelte del legislatore riguardo all’obbligo vaccinale degli operatori sanitari siano state ragionevoli e proporzionate. In parole semplici = Obbligare la gente a vaccinarsi è adeguato e ragionevole, in una situazione eccezionale di pandemia. |
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Ugualmente non fondate, infine, sono state ritenute le questioni proposte con riferimento alla previsione che esclude, in caso di inadempimento dell’obbligo vaccinale e per il tempo della sospensione, la corresponsione di un assegno a carico del datore di lavoro per chi sia stato sospeso; e ciò sia per il personale sanitario, sia per il personale scolastico. |
Traduzione = Dobbiamo anche respingere in quanto infondata la contestazione della norma che nega l’obbligo, per il datore di lavoro, di corrispondere ai sanitari e insegnanti NV l’assegno di mantenimento per il periodo di sospensione. In parole semplici = La corte ritiene che alla luce della Costituzione i datori di lavoro non debbano corrispondere ai sanitari e insegnanti sospesi alcun emolumento, nemmeno di sussistenza, per tutto il periodo della sospensione. |
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Le questioni costituzionali sono una materia molto tecnica che può anche apparire arida. Ma dietro tali questioni ci sono milioni di persone vive e reali, le cui vite vengono profondamente segnate dalle decisioni della legge.
Le vaccinazioni promosse in modo sempre più stringente in questi ultimi due anni prevedevano di norma che il soggetto esprimesse un consenso libero e informato prima di ogni dose (che poi, a causa dei ricatti lavorativi e del segreto militare apposto sulla composizione del prodotto, non è stato né libero, né informato… ma questa è un’altra storia). Laddove per legge si preveda un consenso, dovrebbe essere pacifico che esista anche un dissenso, altrettanto libero e informato; tuttavia la scelta di rifiutare il trattamento, pure prevista dalla normativa, è stata nei fatti stigmatizzata e ostracizzata in molti modi.
Le persone che non hanno effettuato o completato, per varie ragioni, il ciclo vaccinale sono diversi milioni di individui, ciascuno con la sua storia e le sue motivazioni. A causa di questa loro condizione, l’esercizio dei loro diritti costituzionali è stato progressivamente limitato e ridotto, fino a precludere loro l’accesso ai luoghi di studio, svago, sport, ritrovo, ristoro, l’esercizio della professione anche da remoto, l’accesso a luoghi pubblici come poste, banche, tribunali, l’uso di tutti i mezzi pubblici di trasporto, la visita ai propri cari ricoverati, la percezione dello stipendio anche nei termini minimi dell’assegno di sostentamento, fino a vedersi in alcuni casi persino negate le cure mediche. Sono stati inoltre esposti a un linciaggio mediatico senza precedenti.
Le politiche di contrasto alla pandemia hanno richiesto al nostro Paese un prezzo altissimo non solo dal punto di vista economico e socio-sanitario, ma soprattutto dal punto di vista psico-sociale. La semplicistica divisione in pro-vax e no-vax ha generato una frattura profonda che ha tagliato a metà famiglie, cerchie amicali, professionali e di credo politico o religioso. Sono stati incrementati esponenzialmente sentimenti di odio, frustrazione, paura, disprezzo, solitudine, futilità esistenziale, disorientamento, disperazione. Non solo gli “inadempienti” ma anche la popolazione che ha accondisceso all’obbligo è stata sottoposta a incredibili restrizioni delle proprie libertà, che si sono, settimana dopo settimana, trasformate da diritti inalienabili a benefici condizionati. La coercizione è stata esercitata sui cittadini a partire dalle massime cariche dello Stato via via fino ai più bassi livelli di potere, passando per le istituzioni di ogni ordine e grado.
Come è stato possibile a così tante persone, a livelli di potere così diversi, infliggere ad altri così tanta sofferenza, danno e umiliazioni, senza far vacillare il proprio sistema di valori morali? I meccanismi di disimpegno morale possono aiutarci a descrivere come ciò ha potuto verificarsi. Possiamo riconoscere la colpevolizzazione e la deumanizzazione delle “vittime”, attraverso il biasimo e il disprezzo; lo spostamento e la diffusione delle responsabilità, attraverso la catena di obbedienza elicitata da un sistema intimidatorio e controllante; la distorsione, minimizzazione e negazione delle conseguenze (economiche, sociali, sanitarie, psicologiche) dei provvedimenti imposti; il confronto vantaggioso – imporre un danno per evitarne uno maggiore; l’etichettamento eufemistico, con gli arcobaleni, le bandiere nazionali, i lasciapassare ridefiniti come “verdi” e come “strumento di libertà”; e infine la giustificazione morale, dato che tutto è stato fatto, dichiaratamente, “per il bene” dei cittadini.
Di fronte al logoramento del tessuto sociale e al franare dei meccanismi di inibizione morale e dei legami di solidarietà e compassione, triturati da disposizioni di legge incessanti e confusive, molti si sono rivolti verso la Costituzione, quale fonte e fondamento dei nostri valori morali.
Proprio per questo la sentenza della Corte Costituzionale è stata investita di aspettative elevatissime, convogliando le speranze di un ripristino di quello stato di diritto e di moralità del quale così profondamente e così a lungo è stata percepita l’assenza.
E proprio per questo come psicologi non possiamo che assistere con preoccupazione al rivelarsi, anche in questa prima scarna risposta della Corte, degli stessi meccanismi di disimpegno morale che abbiamo osservato nel sistema sociale.
In attesa di una spiegazione più articolata delle posizioni espresse dalla Corte, come psicologi restiamo in questo punto di incrocio fra i bisogni naturali e le leggi umane, fra l’impersonalità delle norme e il flusso vitale ed emozionale delle persone, custodendo questo luogo attraverso un’azione maieutica che permetta di farlo divenire uno spazio di libertà e di trasformazione.
Antonella Sagone, con il contributo del gruppo manipolazione
Comitato Nazionale Psicologi