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I Media
Colpisce in questa come in altre vicende la modalità (giudicante, cinica) con la quale le riviste e i quotidiani riportano questa notizia.
Sebbene i risultati dell’autopsia del bambino si avranno fra due mesi, e quindi nessuno sia oggi in grado di dire le cause della morte del neonato a soli 3 giorni di vita, i giornali parlano di “bambino schiacciato nel letto” e di madre “stremata”.
Occorrerebbe approfondire i moltissimi aspetti che possono incidere in questo tragico ed estremamente raro evento; ma i giornali scelgono di puntare il dito, in modo generalizzante, verso le uniche cose salutari che la madre stava praticando: l’allattamento al seno e il sonno condiviso.
I titoli dei giornali, a poche ore dal tragico evento, sembrano non avere dubbi: “neonato muore soffocato mentre la mamma lo allatta”, e variazioni su questo tema, è il tenore dei titoli. Una testata mostra un’immagine di una madre sorridente che allatta in una posizione assurda e improbabile: bambino supino e lei sul fianco tutta inclinata sopra di lui. “La procura apre un’inchiesta per omicidio colposo” e “la madre è stata sottoposta a un esame tossicologico”, titolano altri, gettando in chi legge un’ombra di sospetto per la madre… salvo poi scrivere, nel testo che nessuno legge, che la madre è parte lesa e l’inchiesta riguarda il reparto di ostetricia. Le frasi si inseguono da un rotocalco online all’altro, in un infinito gioco di specchi in cui ciascuno copia dagli altri: dalle urla disperate della madre che squarciano il silenzio del reparto (dettaglio del tutto inventato, come emergerà dalle notizie successive), alla dichiarazione dell’Esperta, un’ostetrica (la fonte è sempre lo stesso articolo di una pagina commerciale sulla salute, che tutti hanno copiato) che spiega come dormire insieme sia fattore di rischio per la SIDS, affermazione quantomeno inesatta: per approfondire la questione SIDS e soffocamento, leggete questo articolo e il suo seguito sulla condivisione del letto. Una pagina rilancia, parlando delle “regole e gli accordi proprio per evitare i danni collaterali del co-sleeping, considerato tra le principali cause di morte dei neonati”. Insiste un’altra testata, citando un fantomatico “decalogo per l’allattamento” che affermerebbe: «Mai nel letto».
“Attenzione al mito della donna perfetta”, ammonisce un altro articolo, sollecitando le persone intorno alla mamma a chiederle “quanto è stanca”, insinuando che le madri potrebbero non chiedere aiuto per orgoglio o vergogna: ancora una volta l’imputato diviene la madre. Che poi, nel caso in esame, avrebbe in realtà chiesto per due giorni invano aiuto al personale, che sorvegliassero il bambino perché lei potesse recuperare un po’ di sonno.
Ed è proprio qui il punto: il focus della notizia è la morte del bambino a causa del fatto che era allattato o che era nel letto della madre; mentre nessun accento è stato dato allo stato di abbandono in cui in troppi reparti di ostetricia versano le puerpere, dopo i tagli al personale e il persistere, del tutto assurdo, di “norme covid” che impediscono la presenza di un familiare o di un’altra figura di accudimento a fianco della donna che ha appena partorito.