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12/04/2023COMUNICATO DEL COMITATO NAZIONALE PSICOLOGI PER L’ETICA, LA DEONTOLOGIA E LE SCIENZE UMANE
Roma, 31/03/2023
Care Colleghe e Cari Colleghi,
visto che i nostri ordini professionali non informano la comunità degli psicologi circa le importantissime modifiche cui la nostra professione andrà soggetta, il Comitato Nazionale Psicologi ha deciso di attivarsi in quest’opera d’informazione, mettendovi al corrente degli scenari che ci attendono.
Premessa
Gli psicologi italiani attualmente sono circa 100.000, di questi circa 95.000 sono liberi professionisti con studio privato mentre i restanti 5.000 sono psicologi dipendenti del SSN. (https://www.ritagagliardi.it/psicologia-in-italia-situazione- attuale.html#:~:text=Si%20contano%20circa%20100.000%20psicologi,ogni%20circa%203 00%20abitanti)
I decreti Lorenzin del 2017, poi convertiti in legge nel 2018, assimilano lo psicologo a figura sanitaria e trasformano gli ordini professionali delle discipline sanitarie in Organi sussidiari dello Stato.
In precedenza, il 12 ottobre del 2010 le facoltà universitarie autonome di Psicologia, nate a partire dal 1971, con un colpo di mano e nel silenzio generale sono state accorpate alla facoltà di Medicina. L’evoluzione che ci prospettano è in realtà un salto nel passato.
Tra i primi effetti dei decreti Lorenzin abbiamo l’obbligo di svolgere una Educazione Continua in Medicina (ECM) con acquisizione di relativi crediti formativi che sono a pagamento per i liberi professionisti. L’acquisizione dei crediti e la frammentazione del sapere che ne deriva, in linea con il sistema universitario, perdura per tutta la vita lavorativa del professionista, con un fabbisogno di 150 ECM ogni 3 anni.
I Codici Deontologici delle professioni sanitarie sono in corso di modifica: quello dei farmacisti è già stato modificato mentre quelli dei medici e degli psicologi sono in via di revisione.
E voi, cari colleghi, eravate a conoscenza del fatto che il nostro Codice Deontologico cambierà?
La revisione del codice, la carta fondamentale per l’esercizio della professione che ne rappresenta il faro e il riferimento, è in atto ad opera della Commissione Deontologica che da 3 anni non l’ha mai condivisa con la comunità professionale.
Gli antefatti
Il CNOP nel giugno 2022 invia ad una piccola parte degli iscritti un questionario sul CD, chiedendo quali articoli necessitassero maggiormente di modifica.
Nel questionario del CNOP si parla genericamente dell’urgenza di adeguare il Codice alle normative e ai tempi che cambiano.
A cosa e a quali articoli ci si riferisce esattamente?
Quali cambiamenti?
In riferimento a quale normativa?
E da chi nasce l’esigenza: dai colleghi, dall’Ordine, dal Governo, da organismi sovranazionali?
Abbiamo posto ripetutamente queste domande alla commissione deontologica del CNOP senza ottenere alcuna risposta.
Sempre nel giugno 2022, durante un convegno sul tema indetto dal CNOP emerge come i questionari compilati (su oltre 100.000 psicologi italiani) sono stati 1500.
Dunque Lazzari, relatore al convegno, presenta i suoi risultati solo sulla base del 15% dei questionari inviati: sette articoli individuati come problematici e cinque da rivedere (in particolare 5, 8, 21, 31, 37).
In detto convegno si è fatto riferimento anche alla redazione in corso di una non meglio specificata Carta dei Valori che affiancherà il nuovo Codice.
A nostro parere si tratta di questioni tutt’altro che marginali: i cambiamenti in atto toccheranno aspetti cruciali della nostra professione, intaccandone profondamente le modalità, snaturandola e riducendo drasticamente lo spazio d’azione e applicazione dell’attività.
Proiettiamoci su uno scenario più ampio.
Il direttore generale dell’OMS Tedros Ghebreyesus afferma l’urgenza di facilitare l’adesione alle disposizioni anti-contagio, come misura per il superamento dell’ansia e dell’angoscia nella popolazione; pertanto indica come prioritario rafforzare in tutti i paesi le politiche sanitarie. (https://www.dottnet.it/articolo/30810/oms-e-emergenza-salute-mentale-rafforzare-le-cure-/)
Il presidente dell’Ordine dei medici Filippo Anelli in un’intervista all’ANSA illustra alcuni concetti relativi alla modifica del CD dei medici, dichiarando: “Saranno sicuramente introdotti degli articoli relativi ai vaccini e alle vaccinazioni: i vaccini rappresentano un fondamentale strumento di prevenzione e i medici non potranno disconoscerne il valore scientifico”.
(https://www.ansa.it/canale_saluteebenessere/notizie/sanita/2022/11/24/codice-medici- non-possono-disconoscere-valore-vaccini_735c290c-c99e-4a6e-b70e-629f6b0e355a.html)
In questa narrativa, subordinando la deontologia al diritto, lo psicologo viene depotenziato e assume il ruolo di promotore della politica sanitaria, con funzione normalizzante, allineato agli obiettivi dell’agenda 2030.
Quanto il nuovo codice sarà rappresentativo della nostra identità professionale, rispecchiandone tutte le sfaccettature e diversità, o quanto invece avrà una funzione normalizzante e di omologazione delle pratiche?
Cari colleghi, rendiamoci conto che dietro una variazione burocratica apparentemente inoffensiva si nasconde un radicale sovvertimento della nostra professione. Ci troveremo così stretti in una morsa ferrea di codici e leggi.
Cosa ne sarà allora della nostra Psicologia?
Come psicologi il nostro interesse si colloca in una direzione ben diversa, coerentemente con l’articolo 4 del CD, che difende il valore della libertà di cura del paziente e il suo diritto all’autodeterminazione, proteggendolo da eventuali discriminazioni e rispettandone le scelte anche quando non allineate alle posizioni istituzionali. Inoltre l’Articolo 6 del CD afferma che lo psicologo tutela la propria autonomia professionale.
Gli articoli in dettaglio e le ipotesi di cambiamento
A questo punto abbiamo molto materiale per ipotizzare in che direzione si sta lavorando nelle blindatissime commissioni sul codice deontologico.
In primis ci soffermiamo sull’Articolo 31 che tratta del consenso informato in caso di trattamenti sanitari a minori o interdetti e pertanto è di fondamentale rilievo a tutela degli stessi.
Alla luce di quanto il Comitato ha potuto sondare e rilevare, evidenziando anche il pregresso passaggio dal concetto (forte) di potestà genitoriale a quello (ridimensionato) di responsabilità oggi in uso, il CNOP sembra andare in una direzione ancor più coercitiva di quella attuale: consideriamo la facilità con cui oggi è possibile imporre trattamenti sanitari su disposizione di legge ai minori coinvolti nelle CTU per l’affidamento dei figli (i cui effetti non vengono sempre monitorati e non sempre risultano migliorativi e realmente supportivi per il minore); consideriamo i casi in cui i genitori non forniscono il consenso ad eseguire un trattamento sanitario psicologico sui propri figli, arrivando all’obbligo per il professionista di segnalare all’Autorità Giudiziaria quei genitori, al fine di spingere coattivamente a questi trattamenti, in nome dell’interesse del minore.
La modifica dell’articolo 31 sposterà gli equilibri relativi al consenso informato, indebolendo ulteriormente l’autorità genitoriale a favore di un maggiore consenso attivo direttamente espresso dal minore, principio solo astrattamente meritorio ma nei fatti molto critico, poiché il minore non possiede la maturità psicologica per operare scelte importanti per il suo futuro (tra cui rientrano i trattamenti sanitari) e per questo sino alla maggiore età ha diritto di essere tutelato dai propri genitori o tutori.
Invece al riguardo osserviamo l’emergere di posizioni ideologiche che non sono assolutamente a tutela dei minori e del loro sviluppo futuro, come la possibilità, oggi legge dello Stato in Spagna, di cambiare sesso legalmente a partire dai 12 anni di età.
Abbiamo inoltre ragione di pensare che il CD possa diventare uno strumento di coercizione nell’esercizio della professione, imposto a noi liberi professionisti e in particolare a coloro che intendono mantenere l'autonomia di pensiero rispetto alle linee governative.
Il CNOP intende modificare anche l’Articolo 5 (obbligo di formazione continua) introducendo sanzioni (come la sospensione o la radiazione) per chi non acquisisca ECM e non impieghi metodologie di “sicura fondatezza scientifica”, che verranno tarate sui parametri della scienza istituzionale.
Parallelamente è attesa la modifica dell’Articolo 8 (abuso di professione) che andrà ad inasprire la gravità del reato anche per i colleghi di volta in volta arbitrariamente sospesi.
Ulteriori modifiche a carico dell’Articolo 37 (limiti e competenze) non direttamente annunciate ma comunque a nostro parere attese, potranno comportare ulteriori limitazioni nell’adempimento dell’attività professionale, al fine di assimilare lo psicologo al modello del medico di medicina generale, il cui compito si limiterebbe al solo screening e conseguente invio del paziente presso lo psichiatra o psicoterapeuta.
Non abbiamo indizi chiari su dove porterà la modifica dell’Articolo 21 (insegnamento degli strumenti tipici della professione).
Considerazioni finali
Lo “psicologo digitale” è già una realtà presente e consolidata nel nostro territorio, sia in ambito clinico che in settori particolarmente cruciali come quello scolastico. Ci domandiamo peraltro se saranno promosse e implementate, come si sente dire da tempo, specifiche App dedicate, obbligatorie e a pagamento.
Ci sembra importante far notare come si sia intensificata l’offerta formativa da parte degli Ordini regionali, sotto forma di seminari, corsi ECM e webinar, sul tema della telepsicologia e dell’IA. Fra i corsi ECM attualmente offerti, la digitalizzazione è presentata come una transizione non solo auspicabile, ma scontata e inevitabile; ma il setting digitale non va considerato come alternativa al reale ma come strumento integrativo. La psicoterapia va riportata nel setting originario, che garantisca la privacy e ripristini il rapporto diretto, reale e autentico fra terapeuta e paziente.
Ricordiamoci che intorno alla questione degli ECM e delle scuole di specializzazione ruotano interessi economici enormi, e si prospetta una linea di pensiero che porta a una separazione netta fra psicoterapeuti e “semplici” psicologi, il cui profilo professionale viene sempre più compresso e limitato.
Alcune proposte
Il Comitato Nazionale Psicologi, lungi dal perseguire unicamente posizioni di critica, propone un radicale mutamento dell’orientamento che si sta oggi implementando:
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Invertire il rapporto tra Codice e Legge per riportare il primo al suo ruolo fondante della nostra identità professionale, non esiliandolo ad ultima ruota del carro nella gerarchia delle fonti giuridiche. Il Codice deve assumere realmente un ruolo di faro nella logica dell’esercizio e delle buone prassi legate alla nostra professione, salvaguardando gli aspetti etici che ne garantiscono la libertà di espressione e la natura di servizio offerto al mondo sociale;
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Riportare i principi etici della “carta dei valori” all’interno del CD, di cui devono costituire l’asse portante.
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Ribadire con forza il valore della libertà di autodeterminazione sia del cliente/paziente, tutelandolo da eventuali discriminazioni, che dello psicologo e della sua autonomia professionale.
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Mantenere inalterato l’articolo 31, che prevede già forme di tutela per il minore o per la persona interdetta che necessiti di un intervento terapeutico.
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Tutelare l’esercizio della professione psicologica non relegandola a mera ancella della funzione psicoterapeutica e questo nel rispetto della varietà di appartenenze teorico-pratiche che connotano da sempre la ricchezza della nostra storia e che convergono tutte sotto il Codice Deontologico.
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Sovvertire la logica lucrativa su cui si basa il sistema ECM, rilanciando invece la formazione libera e gratuita degli iscritti all’Albo, come peraltro avveniva in passato prima che il sistema si uniformasse a quello della professione medica. I percorsi degli psicologi sono legati agli interessi formativi individuali maturati nel corso della propria storia professionale e di vita, che difficilmente si possono incardinare in schemi pre-confezionati.
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Riportare la psicoterapia nel setting originario, che garantisca la privacy e ripristini il rapporto diretto, reale e autentico fra terapeuta e paziente.
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Aprire il libero dibattito attraverso un confronto ragionato sulle teorie scientifiche. Le nostre serate di Spazio Critico sono nate con questo specifico intento e sono aperte gratuitamente non solo ai colleghi ma a tutta la cittadinanza; il Comitato continuerà a proporsi e a interagire con le Istituzioni anche in futuro per questo medesimo scopo.
Cari colleghi, il dibattito è in corso; vi invitiamo a seguirlo attentamente e a diffondere il più possibile questo documento, se lo condividete.
Partecipate alle nostre iniziative e fate conoscere il Comitato ad altri Colleghi.
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Comitato Nazionale Psicologi per l’Etica, la Deontologia e le Scienze Umane