
Lo psicologo di stato
19/09/2022
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14/10/2022A proposito delle ultime elezioni
NEI PRIMI DECENNI DI QUESTO MILLENNIO
Il passaggio politico, quello delle elezioni politiche del nostro Paese, è da poco trascorso e, come si sente ripetere, gli Italiani hanno deciso.
In un certo senso è così, gli Italiani hanno deciso, non conviene infatti, ma neanche è forse possibile, mettere in discussione ciò.
Che differenza, si sente anche dire, con il referendum nel Donbass, dove il voto è stato invece estorto da una forza pubblica organizzata da uno Stato autoritario. Così si dice dunque.

Non qua e non ora intendo affrontare la questione se davvero gli Italiani hanno deciso e che cosa significa per un popolo, o una popolazione, decidere attraverso il voto, o anche solo decidere il proprio voto.
Ma almeno questo ce lo vogliamo chiedere: in un paese dove, come abbiamo visto durante questa "pandemia", i processi che formano l’opinione pubblica sono sotto il pesante controllo di forze dominanti, può darsi una " decisione degli Italiani " ?
Comunque, cosa è stato deciso? Se si è deciso.
E quale è il significato della decisione del popolo Italiano?
Tra i commentatori del nostro Tempo è unanime la consapevolezza che ci attende un periodo complicato, difficile. Non tutti i commenti volti all’opinione pubblica, invece, spingono la consapevolezza pubblica verso una critica profonda, anzi perlopiù le strutture di fondo della nostra cultura e gli equilibri della nostra società rimangono, nella maggior parte dei commenti, il modo migliore per attraversare questa crisi e superarla, rimangono indiscussi in quello che continua ad essere considerato il migliore dei mondi possibili.
L’emergenza sanitaria di questi anni ha reso più visibile la fragilità della democrazia degli Stati Occidentali e le sue contraddizioni irrisolte.
Le persone appaiono stanche ed il disorientamento delle istituzioni politiche mal celato.
L’energia che si è liberata, accumulata e concentrata nel fronte del dissenso che in questi due anni, appunto di emergenza sanitaria, ha provato a far sentire la sua voce non ha trovato, in questo passaggio politico appena trascorso, il modo di tradursi in un Soggetto capace di fare la storia o almeno di incidere sullo stato delle cose.
Quell’energia, quel sentimento che ha mosso le piazze non ha trovato la forma culturale capace di parlare del nostro Tempo, di porsi come alternativa reale.
La psicologia in questo momento storico può giocare un ruolo importante, fondamentale, per la ricerca di una via in questa situazione che tutti dicono difficile, ma che con ogni probabilità è la crisi profonda di una civiltà al tramonto.
La Psicologia deve dare il suo contributo.
Il Comitato Nazionale Psicologi, radicato nel proprio Tempo, nei bisogni, nei problemi, assieme a tutte le persone e le forze sociali che sentono la responsabilità, continua la ricerca, continua la ricerca dell’azione e della forma culturale che possa rispondere dal fondo di questa crisi al bisogno di rinnovamento.
L’azione del Comitato, dalla prospettiva della psicologia dunque, continua, procede nel suo sviluppo, consapevole della necessità in questi primi decenni di questo millennio di costruire una nuova visione del futuro.
Andrea Lonza,
Comitato Nazionale Psicologi EDSU